Epifania: poesia sulla Befana di Giovanni Pascoli

Tra pochi giorni si festeggerà l’Epifania, ecco una graziosa poesia dedicata alla befana, una poesia d’autore scritta dal poeta italiano dell’800 Giovanni Pascoli.

Tra pochi giorni è l’Epifania, l’ultimo appuntamento con le feste, che segna la fine di alberi di Natale, palline e soprattutto dolciumi mangiati a iosa e a tutti gli orari! Da festeggiare anche con frasi di auguri simpatiche, filastrocche e poesie.

Oggi vi presentiamo la poesia che Giovanni Pascoli ha dedicato alla mitica Befana, a quanto pare è un personaggio che deve essere stata simpatica al celebre poeta italiano dell’Ottocento. Belle, allo stesso modo, sono anche le poesie sui Re Magi per festeggiare l’Epifania con i bambini.

Ecco la poesia, potete stamparla e insegnarla ai vostri bambini oppure semplicemente potete leggerla insieme la notte tra il 5 e il 6, magari porta fortuna e dentro le calze ci saranno regali davvero super!

Befana, di Giovanni Pascoli

Viene viene la Befana
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.
Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello
ed il gelo il suo pannello
ed il vento la sua voce.
Ha le mani al petto in croce.
E s’accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare
or più presso or più lontano.
Piano piano, piano piano.
Che c’è dentro questa villa?
Uno stropiccìo leggero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
Che c’è dentro questa villa?
Guarda e guarda…tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.
guarda e guarda…ai capitoni
c’è tre calze lunghe e fini.
Oh! tre calze e tre lettini.
Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale;
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.
Chi mai sale? Chi mai scende?
Co’ suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
Co’ suoi doni mamma è scesa.
La Befana alla finestra
sente e vede, e s’allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra,
trema ogni uscio, ogni finestra.
E che c’è nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.

Ma che c’è nel casolare?
Guarda e guarda… tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra la cenere e i carboni
c’è tre zoccoli consunti.
Oh! tre scarpe e tre strapunti…
E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila
Veglia e piange, piange e fila.
La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch’è l’aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.
La Befana vede e sente.
La Befana sta sul monte.
Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride;
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sul bianco monte.

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