Black or White di Mike Binder è un film complesso su cui è difficile esprimere un giudizio. Una storia triste e quanto mai reale che ha come protagonista una bambina contesa fra due famiglie, due stili di vita, due percezioni differenti del mondo. Una bambina che, come troppo spesso accade, diventa un alibi dietro cui nascondersi per non affrontare i problemi reali, le incomprensioni sotterrate negli abissi di vite perfette (o quasi).
Elliot Anderson, interpretato da un attempato quando affascinante Kevin Costner, si presenta come un personaggio appartenente all’alta borghesia americana e per questo pieno di difetti, pregiudizi e arroganza. In realtà man mano che i minuti passano , lo spettatore si accorge che rappresenta tutti noi, le paure, l’incapacità di vivere ed esprimere il dolore cercando di rimanere aggrappati disperatamente ad una normalità che esiste solo nella nostra testa.
Una madre, nonna Rowena (Octavia Spencer), che pur essendo una donna forte ed autoritaria non riesce a vedere ed accettare la mediocrità di un figlio che lei vorrebbe perfetto come gli altri. Ed infine Eloise l’anello di congiunzione fra due universi che pur amandosi, e questo è evidente da subito, non riescono a convivere.
Black or White non racconta solo un dramma familiare, racconta il dramma di una società dove è più semplice attaccare che mediare, andarsene piuttosto che rimanere, accusare piuttosto che riconoscere i propri errori.
Il ritmo lento e riflessivo del film, permette di meditare a lungo su questi temi, di analizzare nel dettaglio una società (quella americana) che crede di essere un po’ troppo avanti tanto da non riuscire a capire quanto sia ancora indietro.
Se avete un animo sensibile e volete vedere un film che senza troppa tragicità riesca a colpirvi al cuore, allora non perdetelo!