Si chiama Blue Whale, ed è il gioco del suicidio diffuso tra gli adolescenti. Si tratta di un fenomeno in aumento, ma come funziona? Blue Whale è fatto di regole e sfide che portano alla morte. Si tratta di un gioco social che ha visto una notevole e preoccupante diffusione, dopo l’esordio in Russia nel 2013. Il nome Blue Whale (in italiano “La balena blu”), deriva dall’immagine di una balena arenata, simbolo dell’isolamento e del suicidio. Il gioco si sta diffondendo pericolosamente in tutto il mondo. Costituito da un percorso di 50 giorni in cui il gamer deve superare pericolose prove (che nel gioco si chiamano “sfide”), si fonda sull’autolesionismo e sulla manipolazione degli adolescenti, attraverso ordini che vanno contro le leggi della natura. L’epilogo è drammatico, e per giocare occorre seguire precise e deliranti regole.
Lo studente russo che ha inventato Blue Whale
L’ideatore del terribile gioco sarebbe uno studente russo di 21 anni, Philipp Budeikin, che per aver messo in piedi questa vera e propria “macchina del suicidio” sarebbe stato espulso dalla facoltà di psicologia della sua università. Per questa folle invenzione, è stato condannato e le autorità russe ne hanno disposto l’arresto. Il giovane avrebbe dichiarato che Blue Whale sarebbe nato con un unico intento: “ripulire” la società da chi ritenuto indegno di vivere, e a compiere questa “selezione” innaturale ci sono prove davvero pericolose e agghiaccianti. Il gioco è nato nel 2013, e ad oggi, in Russia, si contano almeno 157 suicidi tra gli adolescenti che vi hanno preso parte. Ma la moda del macabro percorso verso la morte avrebbe già coinvolto altri Paesi, con un fortissimo rischio emulazione.
Blue Whale, come funziona il gioco
Se ne sta parlando sempre di più, e tanti giovanissimi sono stati coinvolti da questo gioco che li ha portati a morire dopo 50 giorni di sfide. Chi accetta di giocare, deve sottostare alle regole e agli ordini impartiti dagli amministratori del gioco. Al gamer si chiede di eseguire quotidianamente almeno un ordine, con un obiettivo finale: suicidarsi nell’ultimo giorno lanciandosi dall’edificio più alto della propria città.
Il percorso di gioco è in crescendo, sia per quanto concerne il coinvolgimento psicologico del partecipante, sia per il grado di difficoltà e pericolosità della prova richiesta. Il primo canale di contatto tra amministratori e gamers è generalmente un social network, elemento che rende pressoché ingestibile il fenomeno, data la sua natura virale.
Ma non è un gioco innocente: si paga con la propria vita, e il viaggio è di sola andata. Chi inizia a giocare, infatti, non può più tornare indietro e viene pressato affinché completi il gioco. Le scuole e le forze dell’ordine in tutto il mondo sono allertate su questo gravissimo fenomeno, e sono ormai tanti gli adolescenti che si interessano a capire come giocare a Blue Whale.
Ciò che colpisce, oltre la violenza incredibile del gioco, è il target dei giocatori: si tratta, nella maggior parte dei casi, di ragazzi tra i 9 e i 17 anni. A farla da padrone sono l’autolesionismo, l’isolamento dalla società e dalla famiglia, la depressione, che si stima esordisca in modo più aggressivo e lesivo negli adolescenti.
Le sfide del gioco che porta al suicidio
Blue Whale è un gioco di sfide in cui non ci sono premi da vincere: si perde la vita e questo è lo scopo finale perseguito indirettamente da giovani manipolati nella loro età più vulnerabile. Sono, infatti, i curatori del gioco a manovrare i percorsi e scegliere le 50 sfide di Blue Whale per ogni giocatore. Le regole del gioco sono crudeli e completamente fuori controllo: dall’incidersi una balena sul braccio, a torturare i propri cari, a gettarsi da un balcone o da un ponte. Sono queste alcune delle incredibili attività richieste, ed è allarme in gran parte del mondo.
Le prime vittime del gioco Blue Whale
La prima teenager a morire è Rina Palenkova, la ragazza russa che con il selfie postato su VKontakte (una sorta di Facebook in Russia) prima di suicidarsi ha impressionato il mondo.
Veronika e Yulia, 16 e 15 anni, si sono lanciate da un grattacielo, un suicidio avvenuto dopo aver pubblicato sui social l’inquietante immagine di una balena blu. Sarebbero queste tre ragazze le prime vittime del “suicide game” che tiene in scacco migliaia di giovanissimi in tutto il mondo.
Alla base di questo scenario criminale c’è il silenzio: i giocatori/suicidi sono tenuti a mantenere il segreto sulla partecipazione a Blue Whale, aggirando così le capacità di intervento dei genitori e delle famiglie.
Ma c’è un unico gesto esplicito finale, quello di uccidersi davanti a una telecamera o immortalarsi poco prima del suicidio con un selfie, per lasciare al mondo la testimonianza del terribile gesto.
La diffusione di Blue Whale che preoccupa tanti Paesi nel mondo
Blue Whale si è diffuso in modo virale attraverso i social: un’agenzia spagnola ha lanciato un preciso allarme, ricostruendo la trama di suicidi che negli ultimi tempi sono aumentati in Paesi come Cina, Spagna e Gran Bretagna. Si tratta, per il momento, di un collegamento con il fenomeno privo di dati certi, ma ci sarebbe un numero tremendo dietro le supposizioni delle autorità spagnole: ammonterebbero a circa 270mila i membri aderenti a Blue Whale, la cui individuazione, però, non è affatto semplice.
E in Italia, il caso di un 15enne suicida a Livorno ha fatto crescere la paura che il gioco sia sbarcato anche qui: si è ucciso lanciandosi nel vuoto dal 26° piano di un grattacielo, e alcuni amici avrebbero riferito che il giovane avesse abitudini “particolari” dettate da “ordini” ricevuti in un gioco online.