Nella tarda serata del 20 febbraio scorso, è arrivata la sentenza di condanna definitiva per padre Graziano. La Cassazione ha confermato i 25 anni di carcere per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Guerrina Piscaglia, la donna scomparsa nell’Aretino il 1° maggio 2014. Il suo corpo non è mai stato ritrovato.
Padre Graziano in carcere
La Cassazione ha confermato la condanna emessa in secondo grado a carico di padre Gratien Alabi (noto come padre Graziano), il prete congolese accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
25 anni in via definitiva per aver ucciso e soppresso il corpo di Guerrina Piscaglia, la donna scomparsa a Ca’ Raffaello (Arezzo) nel 2014 e che, secondo i tre gradi di giudizio, è stata uccisa proprio da Alabi.
L’accusa aveva ricostruito un quadro della vicenda molto complesso, la cui architettura di base è il rapporto sentimentale tra il religioso e la donna.
Per padre Graziano, che sino alla Cassazione ha atteso la sua sorte giudiziaria in un convento romano (con l’applicazione del braccialetto elettronico), si aprono le porte del carcere.
La difesa di Alabi ha sempre criticato le indagini e quello che è l’impianto di un processo indiziario che, sebbene riconosciuto come tale dalla pg della Cassazione, Elisabetta Cesqui, non ha portato a un esito diverso dall’appello.
Il legale del prete ha riferito che l’uomo ha accolto la sentenza dicendosi pronto a scontare la pena stabilita dai giudici, ma continua a dirsi innocente.
In primo grado fu condannato a 27 anni e dopo la sentenza della Corte d’assise d’appello di Firenze (a 25 anni) aveva fatto ricorso. La Cassazione lo ha respinto, e adesso l’ultima spiaggia è la Corte europea.
Soddisfazione per la famiglia di Guerrina Piscaglia che, come dichiarato dal marito Mirco Alessandrini, sostiene sia stata fatta giustizia.