A cosa serve l’acquaticità neonatale? Quali sono i benefici e gli esercizi da fare? I neonati si sentono solitamente a proprio agio nell’acqua probabilmente perché è un ambiente con cui hanno confidenza visto che rimangono immersi per 9 mesi nella pancia della mamma, galleggiando. I corsi di acquaticità per neonati sfruttano questa tendenza naturale del piccolo aiutandolo già in tenerissima età a stare in acqua. Vengono proposti da varie strutture, sia piscine comunali che private. Cerchiamo di scoprire a cosa serve portare il neonato in piscina, i benefici e gli esercizi.
A cosa serve
Come premesso, portare i neonati in piscina a fare corsi di acquaticità li aiuta a conoscere l’ambiente acquatico in modo graduale, sfruttando la sua predisposizione per lo stare in acqua. Ovviamente il processo non va forzato ma bisogna seguire alcuni step seguendo le indicazioni dei professionisti che fanno i corsi.
Ma i benefici non si esauriscono qui perché il movimento in acqua aiuta anche la crescita e lo sviluppo psico-fisico del neonato, la manualità, la mobilità e l’equilibrio.
Nuoto neonatale: a quanti mesi
Esistono vari corsi di formazione indicati per bambini di diverse età. Da quelli per neonati dai 0 ai 4 mesi, a quelli per bimbi da 4 a 6 mesi, fase durante la quale il neonato è capace di adattarsi a temperature dell’acqua leggermente inferiori ai 36 gradi. Per passare poi ai corsi di acquaticità per neonati dai 7 ai 12 mesi e a quelli dai 12 ai 18 mesi.
[npleggi id=”https://mamma.pourfemme.it/articolo/neonato-in-piscina-ecco-cosa-serve/36811/” testo=”Neonato in piscina: ecco cosa serve”]
Acquaticità neonatale: esercizi
Nei corsi per bambini al di sotto dei 4 mesi si aiutano i bambini a galleggiare su un tappetino, prendendo confidenza graduale con l’acqua.
Gli esercizi di acquaticità neonatale cambiano con l’età: nei bambini dai 7 mesi in avanti il galleggiante viene progressivamente eliminato. I bambini vengono messi in acqua con il sostegno dei genitori, in modo da insegnare loro a muovere gambe e braccia in modo autonomo, rimanendo a galla. In una terza fase di immersione i neonati imparano a stare sott’acqua per qualche secondo.
Un esercizio tipico che viene proposto ai neonati è quello che prevede l’utilizzo di un giocattolo per indurre il piccolo a tuffarsi. Il genitore o l’insegnante tiene il bambino seduto, un altro adulto di fronte lo recupera subito dopo l’immersione.
Acquaticità neonatale: benefici
I benefici sono molteplici:
- Il bambino impara a muoversi in modo autonomo in acqua rafforzando indirettamente la fiducia nelle proprie capacità.
- Il continuo movimento dei bambini in acqua favorisce lo sviluppo muscolare andando a tonificare tutto il corpo. Questi movimenti aiutano anche la postura, rafforzano la struttura ossea, accelerano i battiti cardiaci mettendo in moto respiro e circolazione.
- I bambini durante questi corsi hanno la possibilità di stare a stretto contatto con il genitore, favorendo l’unione e la complicità.
- Altro aspetto importante la possibilità di interagire, o perlomeno vedere, altri bimbi, a tutto beneficio della futura socializzazione.
- Infine l’acquaticità neonatale stimola l’appetito dei bimbi e favorisce il rilassamento.
(Foto di Enrico Matteucci)