Cristiana Capotondi veste i panni di Eva Cantini, professione ispettrice di polizia impegnata in una serie di indagini sugli omicidi di donne. Non delitti ‘qualunque’ ma femminicidi, crimini contro le donne portati a compimento da uomini che dicevano di amarle. Ed è proprio sui femminicidi che la serie tv dal titolo ‘Bella da morire‘ vuole indagare e porre l’accento. Perché si tratta di una piaga della nostra società sempre in crescita, che ci rimanda a numeri da strage.
Una strage quotidiana fatta di donne colpite a morte da uomini che non solo tolgono la vita ma che “vogliono colpire il simbolo culturale, la femminilità” stessa, per usare le parole della Capotondi.
La serie tv contro i femminicidi
La nuova produzione Cattleya in Collaborazione con Rai Fiction, in onda dal 15 marzo, su Rai 1 in prima serata, si compone di quattro puntate girate dal regista Andrea Molaioli e scritte da Filippo Gravino, Flaminia Gressi e Davide Serino. L’argomento di questa nuova serie tv crime è attualissimo, purtroppo, i femminicidi. Il numero degli omicidi di donne da parte di mariti, fidanzati o ex fidanzati non si ferma.
Bella da morire è il titolo scelto per questa nuova fiction sui femminicidi, in cui Cristiana Capotondi veste i panni dell’ispettrice Eva Cantini. A fianco a lei Lucrezia Lante della Rovere, che interpreta un magistrato e Benedetta Cimatti, medico legale. Tutta la squadra lavorerà con passione per scoprire la verità sui delitti e fare giustizia.
“Mi auguro che questa miniserie la guardino tanti uomini, donne, figli e figlie, compagni e nostri fratelli. Speriamo che la fiction possa portare al pubblico a casa un messaggio di speranza per tutte le donne, e anche agli uomini. Quando non è troppo tardi, la dimostrazione che dalle catene di un ‘amore malato’ ci si può liberare”, sono state le parole della Capotondi che in passato ha interpretato il ruolo di Lucia Annibali nella fiction ‘Io ci sono’.
Femminicidi in Italia: 8 donne su 10 conoscevano il proprio assassino
Secondo recenti dati Istat sugli omicidi commessi nel 2018 nel nostro Paese, delle 133 donne uccise nel 2018, più dell’80% è stata vittima di una persona conosciuta (solo nel 12,5% l’autore è sconosciuto).
In particolare, nel 54,9% dei casi le donne sono state uccise dal partner attuale (47,4%) o dal precedente (7,5%), un dato in aumento dallo scorso anno.
La relazione tra chi commette il crimine e la vittima permette di cogliere meglio le differenze tra gli omicidi compiuti a danno di uomini e donne. Sono, infatti, due fenomeni strutturalmente diversi. Come detto prima, le donne vengono uccise in ambito domestico da partner e familiari (il 24,8% delle donne uccise sono state vittima di un parente), gli uomini da sconosciuti negli spazi pubblici.
Tra i partner, i mariti e gli ex mariti sono stati gli autori del 71,2% degli omicidi, con una percentuale in crescita rispetto al 2017 (anno che ha registrato il valore minimo, 51,9%). Negli anni precedenti, invece, le morti per mano di mariti ed ex mariti erano pari al 63,2% nel 2013, al 66,7% nel 2014, al 77,1% nel 2015 e al 69,3% nel 2016.
LEGGI ANCHE FEMMINICIDI, IN ITALIA È EMERGENZA NAZIONALE
A livello mondiale le donne rappresentano il 20% delle vittime di omicidi, ma se si considera la relazione con il proprio uccisore le donne vittime salgono al 64% delle morti in ambito familiare e all’82% degli omicidi compiuti dai partner.
È possibile cambiare questo tragico trend? È Cristiana Capotondi a dire la sua: “Ognuno nel proprio piccolo può fare qualcosa, nel raccontare queste storie la serialità e i film riescono a far capire alle donne che devono stare attente alla propria grazia. E agli uomini che le donne negli ultimi sessanta anni sono cambiate e hanno ambizioni e aspirazioni da rispettare”.