Terapia di coppia: scopri quando potrebbe essere inutile intraprenderla perché non porterebbe ai risultati desiderati.
Diciamoci la verità, portare avanti una relazione di coppia non è facile. Perché a volte l’amore, per quanto grande, può non bastare. Subentrano difficoltà di vario genere, dalla mancanza di comunicazione ai problemi lavorativi o finanziari, e a volte anche eventi positivi come la nascita di un figlio, che stravolge gli equilibri della vita a due, può dare origine ad una crisi di coppia.
Come nella storia raccontata nel film “Figli” del 2020, l’ultimo del compianto sceneggiatore e regista romano Mattia Torre, interpretato da Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea, che descrive proprio le vicissitudini di due coniugi in crisi per la nascita del secondo figlio.
Alla crisi di coppia, all’amore che si dissolve a causa dei cambiamenti e delle sfide che la vita ci mette davanti sono state dedicate centinaia di canzoni e tanti altri film, come “Storia di un matrimonio” con Adam Sandler e Scarlett Johansson. Quando la relazione diventa quasi impossibile da mandare avanti ci si trova di fronte a un bivio: lasciarsi o cercare di ritrovare l’entusiasmo di coppia e superare la crisi? E in alcuni casi ci si rivolge ad uno specialista per intraprendere una terapia di coppia, vista come l’ultima risorsa per mantenere la relazione a galla.
Terapia di coppia, quando è inutile?
Non sempre però la terapia di coppia rappresenta la soluzione ideale: in alcuni casi non solo non funziona, ma può addirittura peggiorare la situazione. Intanto serve tanta volontà ed una forte motivazione da parte di entrambi: se uno dei partner non vuole partecipare è come giocare una partita di tennis da soli, gli sforzi saranno vani.
Il partner potrebbe addurre scuse come la mancanza di tempo, o dire che non crede nella terapia di coppia, oppure semplicemente non vuole affidarsi ad un “estraneo” per la risoluzione dei problemi. E se uno dei due non partecipa, la strada è in salita: il terapeuta può essere anche un genio della psicologia, ma non può di certo fare miracoli se deve gestire un monologo anziché un dialogo.
Un altro caso in cui la terapia di coppia si rivela inutile è quando uno dei partner (o entrambi) non è disposto ad aprirsi, ad essere completamente sincero riguardo ai propri sentimenti, comportamenti e desideri e arriva a negare che ci siano problemi, continuando a sostenere che va tutto bene. La mancanza di sincerità mina le fondamenta stesse della terapia e rende impossibile qualsiasi progresso reale. La terapia di coppia si trasforma in una recita teatrale, con il terapeuta nel ruolo del pubblico ignaro.
La terapia di coppia non è una bacchetta magica
Se uno dei due partner, o entrambi, entra in terapia con aspettative irrealistiche, l’esperienza sarà inevitabilmente deludente. La terapia di coppia non può risolvere tutti i problemi in una sola seduta, né ha il potere di trasformare miracolosamente il partner in una persona completamente diversa. L’unico risultato sarà quello di mettere una pressione eccessiva sul processo terapeutico, portando a frustrazioni e ulteriori conflitti.
A volte, poi, i problemi di coppia sono il sintomo di problemi individuali più profondi. Se uno dei partner ad esempio sta lottando con questioni personali irrisolte, come traumi, depressione o dipendenze, non è la terapia di coppia il primo passo da fare. Bisogna prima affrontare questi problemi individualmente: tentare di risolvere problemi di relazione senza prima affrontare quelli personali è come cercare di costruire una casa sulle sabbie mobili.
Altro fattore che blocca qualsiasi progresso e rende la terapia di coppia solo uno spreco di tempo e risorse è la resistenza al cambiamento. “Sono fatto/a così, non cambierò”, “Non vedo perché devo cambiare io, è lui/lei il problema”, oppure “Non credo che cambiare servirà a qualcosa”. Se uno o entrambi i partner non sono disposti a cambiare atteggiamenti, comportamenti o abitudini, la terapia sarà un esercizio inutile.
I casi in cui la terapia è inappropriata e sconsigliata
Ci sono altre situazioni, molto più serie e più gravi, in cui la terapia di coppia si rivela inutile se non addirittura non sicura e inappropriata. Pensiamo ai casi in cui nella relazione sono presenti violenza domestica o abusi, e uno dei due partner subisce minacce fisiche o psicologiche, è vittima di comportamenti coercitivi o controllanti e si ritrova ad essere isolato socialmente.
Qui la priorità assoluta è quella di garantire la sicurezza della vittima e affrontare il comportamento abusivo prima di intraprendere qualsiasi tipo di terapia di coppia, che potrebbe addirittura peggiorare la situazione perché fornirebbe a chi abusa nuovi strumenti di manipolazione e controllo. Piuttosto bisogna cercare aiuto presso servizi specializzati per le vittime di violenza domestica, e considerare altre forme di supporto e protezione.
Insomma, la terapia di coppia può essere uno strumento potente per migliorare e salvare relazioni in crisi, ma non è una soluzione universale. Richiede la partecipazione attiva e sincera di entrambi i partner, un impegno verso il cambiamento e la capacità di affrontare a monte eventuali problemi individuali. Capire quando non è il momento giusto per intraprendere questo percorso può evitare ulteriori delusioni e, in alcuni casi, proteggere uno o entrambi i partner da ulteriori danni.
Quindi, prima di prenotare quella prima sessione, fate un sincero esame di coscienza. È il momento giusto? Siete entrambi pronti? Le aspettative sono realistiche? Se la risposta a queste domande è negativa, forse è il caso di fare un passo indietro e considerare alternative più appropriate. E ricordate: a volte la saggezza sta nel sapere quando non agire è la scelta migliore.