L’allergia allo smalto per unghie, seppur poco nota, provoca fastidiose reazioni cutanee al 6% delle donne. Cosmetico da sempre amatissimo, in grado di conferire charme e personalità anche alle mani meno femminili, per non parlare dell’effetto seducente sulle unghie dei piedi, questa speciale vernice può racchiudere delle insidie. Ci sono sostanze tossiche contenute all’interno di molti smalti che comunemente troviamo nelle profumerie, anche prodotti da brand famosi, che possono farci male e procurarci antiestetici disturbi. Il make up è operazione che la maggior parte delle donne compie senza stare troppo a riflettere sulla qualità dei cosmetici che utilizza, e questo è in effetti rischioso, perché non è raro ritrovarsi con dermatiti ed eczemi provocati proprio da allergie a questi prodotti. Vediamo i sintomi dell’allergia allo smalto per unghie.
Nella composizione di tutti gli smalti per unghie, ad eccezione di quelli specificamente anallergici, è presente una sostanza chiamata toluensulfonsmido-fenoformaldeica. Si tratta di una resina sintetica che permette al colore di fissarsi sull’unghia mantenendo la sua brillantezza. Ebbene, proprio questa resina provoca problemi al 30% delle donne, e nel 6% dei casi vere e proprie reazioni allergiche importanti. La scoperta la si deve ad una ricerca condotta dai ricercatori della Facoltà di Medicina dell’Università di Bologna ed è certamente un allarme di cui tenere conto. Quando lo smalto entra in contatto diretto con la pelle, quindi “toccando” le cuticole, a maggior ragione se ai bordi vi sono piccole abrasioni, le sue sostanze tossiche possono innescare reazioni cutanee di natura allergica.
I sintomi sono classici: compaiono eczemi e bollicine piene di siero acquoso sulle dita, ma anche altre aree del corpo, come il viso, sono a rischio di sviluppare dermatiti. Che fare? Naturalmente gettare nella spazzatura i vostri smalti, evitare accuratamente di utilizzarli in futuro a meno che non si tratti di vernici totalmente atossiche, prive di toluensulfonsmido-fenoformaldeica. In fase acuta, invece, dovrete curarvi con pomate al cortisone che il vostro dermatologo provvederà a prescrivervi. Tuttavia, non solo la resina sintetica che abbiamo segnalato può rendere tossico lo smalto per unghie. Vediamo cosa ha scoperto, a tal proposito, uno studio USA.
In genere gli smalti per unghie sono innocui, ma uno studio americano ha rilevato, in molte vernici in vendita comunemente o usate nei centri estetici, un tris di sostanze con cui sarebbe decisamente meglio non entrare in contatto: formaldeide, toluene e dibutiftalato. Si tratta di composti chimici che in teoria non dovrebbero essere presenti in prodotti per il make up (le cui etichette, infatti, dicono “non contiene sostanze pericolose”), ma che stando all’indagine sono invece presenti se non in tutti, almeno in molti smalti di noti brand. Il pericolo derivante dall’esposizione a queste costanze tossiche non interessa tanto le donne che li usano, quanto le truccatrici e le addette alla manicure e alla pedicure che lavorano nei saloni di bellezza, perché naturalmente sono a diretto contatto con grandi quantità di questi prodotti giornalmente.
Pensate che il toluene e il dibutiftalato sono considerate “tossine dello sviluppo” dal Dipartimento per le Sostanze Tossiche (in questo caso della California, che ha commissionato o studio), quindi particolarmente dannose per le donne in gravidanza e per i bambini. La formaldeide, invece, è inserita tra le sostanze cancerogene dell’Agenzia federale americana sulla protezione dell’ambiente. Sulla pericolosità accertata di quest’ultimo composto, basti pensare che anche tutti i trattamenti “liscianti” per i capelli a base di formaldeide (il cosiddetto trattamento “stirante” alla cheratina brasiliana) sono stati vietati anche nel nostro Paese. Ma veniamo più specificamente allo studio USA.
La ricerca condotta dal Dipartimento per le Sostanze Tossiche della California, si è basato sull’analisi di 25 prodotti cosmetici (suddivisi in sei categorie), selezionati tra quelli abitualmente utilizzati nei principali saloni di bellezza di San Francisco e Interland. Risultato? Dei 25, solo 7 hanno effettivamente dimostrato la loro innocuità, mentre 12 avevano nella loro composizione almeno 2 delle sostanze incriminate. La cosa, come prevedibile, ha suscitato un vespaio di polemiche tra i consumatori, ma anche tra i lavoratori del settore cosmetico, che hanno già dichiarato guerra alle aziende che non producano i loro articoli a norma. “i consumatori ne hanno abbastanza di dover avere a che fare con un sistema che tollera queste situazioni. Abbiamo bisogno, ha concluso, di leggi nuove che facciano piazza pulita di vecchie norme che non tutelano la sicurezza dei lavoratori e dei consumatori”, ha infatti dichiarato Lisa Archer, Direttrice della Campagna per i cosmetici sicuri presso la Breast Cancer Found. Un appello assolutamente condivisibile, speriamo che venga recepito al più presto.