Sabato, in Arabia Saudita, per la prima volta le elezioni municipali vedranno partecipare, sia al voto che come candidate, delle donne. 5300 è il numero di uomini eleggibili contro 865 candidate al femminile. A onor del vero, sussistono comunque delle disparità di genere, per esempio l’impossibilità da parte delle donne di tenere comizi e incontri elettorali, costrette a comunicare solo attraverso la televisione e i social. Ma è comunque un passo avanti.
Anche l’Arabia Saudita, che al momento è il paese più chiuso nei confronti delle donne, ha aperto le elezioni al pubblico femminile, sia per quanto riguarda il voto che la candidatura. Gli uomini che concorreranno per aggiudicarsi i seggi sono 5300 contro 865 donne costrette a fare campagna elettorale solo in televisione, come spiegato da Jadeeh al Qahtani, portavoce della commissione elettorale. Hanno però sfruttato i social network, guadagnando punti sui rivali. In realtà fu il decreto del 2011 dell’ex re Abdullah a stabilire la partecipazione femminile ai seggi elettorali. Lo stesso re, deceduto a gennaio 2015, aveva aperto loro il consiglio consultivo nazionale di 150 membri, la Shura, promuovendo un’ottica più aperta nei confronti del gentil sesso, da sempre bistrattato in questo paese. In effetti Re Abdullah è passato alla storia come un sovrano decisamente moderno e riformatore, seppure ostacolato in tante delle sue decisioni dal clero conservatore.
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Purtroppo l’Arabia Saudita è tra i paesi più arretrati in materia di diritti femminili, basti pensare che le donne non possono viaggiare, lavorare né aprirsi un conto in banca se non in presenza di un uomo. Stesso divieto, non scritto, per quanto riguarda la guida. Se non fosse stato per re Abdullah, in questo momento le elezioni sarebbero ancora nelle mani del potere maschile. Quindi, a dispetto di tutto, non c’è dubbio che questo sovrano abbia contribuito a una svolta importante. E per fortuna, nonostante le critiche non siano mancate, si sono rivelate abbastanza lievi rispetto ai pronostici.
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