Se c’è un potere che, in assoluto, l’universo beauty può vantare con orgoglio -oltre che a farci sentire tutti meravigliosamente splendidi nella nostra forma migliore- quello è il permettere a chi ne ricorre di esprimere sé stesso esattamente com’è, secondo l’idea che si vuole trasmettere al mondo e presentandosi ad esso nelle vesti del proprio “vero io”.
Un lusso che per lungo tempo soltanto le donne hanno potuto concedersi, ma che appartiene sin dagli albori a chiunque, senza distinzione di genere alcuna: basti pensare al make-up, al tipico, invidiabile Cat Eyes sfoggiato dagli antichi Egizi nell’intento di esaltare la mascolinità e determinare potere, oppure alle ciprie rudimentali impiegate dagli uomini britannici all’epoca della Golden Age per impallidire il proprio incarnato. Per non parlare dell’improbabile trio parrucca altissima, cipria e nei di moda in Francia al tempo del Re Sole!
Vezzi pian piano associati sempre più soltanto alla sfera femminile, secondo uno schema preciso di come essa dovesse apparire. L’era della Beauty Inclusivity però è tornata, e questo grazie alle ultime generazioni, le quali hanno abbattuto ogni barriera a colpi ben assestati di creatività.
Lo abbiamo visto con la manicure fluida del giovanissimo Sangiovanni da “Amici di Maria” al Festival di Sanremo e, ancor prima, con il lancio degli smalti unisex di Fedez: oggi finalmente la Nail Art è di nuovo per tutti, e non più accostata esclusivamente all’immagine anticonformista ricercata dalle rockstar.
La beauty community, poi, pullula di content creator che raccontano la loro storia e sé stessi ogni giorno sui social, fieri di mostrare la propria passione sulla scia delle maggiori tendenze make-up correnti. E non solo nel periodo del Pride Month, ma costantemente, offrendo al mondo uno scorcio aperto sul concetto di liberà che ci piace.