Il Blue Whale Game ha creato una vera psicosi: solo negli ultimi giorni i motori di ricerca, Google in testa, sono stati presi d’assalto per approfondire il gioco e le sue regole e le Iene si sono spinte ad andare fino in Russia per realizzare il servizio. Ma se fosse una bufala? Se da un lato il gioco che spinge al suicidio ha creato allarmismo, dall’altro c’è chi ha verificato l’attendibilità delle fonti e soprattutto la correlazione tra game e suicidi di adolescenti.
Molti blogger e media di tutto il mondo hanno voluto vederci chiaro e approfondire la questione del gioco della morte Blue Whale. Per molti si tratterebbe di una bufala di caratura mondiale.
In pratica il giornale russo Novaya Gazeta racconta, un anno fa, di gruppi chiusi sul social VKontakte, il Facebook russo, dove in uno di questi chiamato “Svegliati alle 4.20” circolava un gioco che avrebbe indotto i ragazzini al suicidio. Sempre nel report c’era anche il racconto dettagliato di un suicidio di una ragazza e l’intervista a sua mamma. In tutto parlava di 130 suicidi, avvenuti tra la fine 2015 e il maggio 2016. Da qui sono partite diverse segnalazioni, ma la vera correlazione tra il suicidio e questo gioco nel gruppo social non è mai stata provata. Anzi, secondo alcuni codici, l’orario 4.20 sarebbe un modo di chiamare la marjuana. A dirla tutta, non solo manca la confutazione, ma sembra che addirittura questo articolo sensazionalista, abbia contribuito alla nascita di tanti gruppi di Blue Whale su Facebook!.
Fatto sta che nonostante mai ci siano state conferme, la notizia ha continuato a circolare e soprattutto a diffondersi: dalla Russia al Kazakistan, poi in Usa e infine in Europa.
Insomma prove che il gioco Blue Whale con le sue regole e sfide porti gli adolescenti al suicidio non ci sono.
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Il Safer Internet Center sostiene questa tesi e scrive sul suo sito: “Si tratta di un falso sensazionalista rilanciato dai media russi nel maggio 2016 e che è stato recentemente resuscitato. La Blue Whale è basata su storie investigative giornalistiche di un gruppo speciale di lavoro nato sotto Putin che ha elaborato un piano attuato dal governo russo per prevenire l’incitamento al suicidio degli adolescenti. Così il governo russo limita, attraverso paura collettiva, l’uso dei social network”.
Secondo questa teoria, tutto il caso mediatico sarebbe stato escogitato dal Cremlino per limitare l’uso del social VKontakte senza imporre una censura dall’alto. Una scelta che sarebbe stata impopolare, che avrebbe alimentato forti critiche e che allora ha utilizzato la giustificazione della psicosi collettiva.
La bufala sulla Balena Blu potrebbe, secondo Snopes, invece essere stata creata a partire dai gruppi social di persone depresse e con difficoltà, per guadagnare. Il Blue Whale è diventato virale e tenendo in vita la fake news sul gioco-suicidio, è stato alimentato traffico: un argomento che come abbiamo visto ha incuriosito, ha spinto ad approfondire, a ricercare, insomma a dispensare molti click. E si sa, traffico e visualizzazioni vogliono dire soldi.
Quella della Balena Blu sembra essere una leggenda metropolitana, ripresa periodicamente e che è riuscita a raggiungere i media più importanti. Il game è così chiamato in riferimento al comportamento delle balene blu che a volte vanno a spiaggiarsi suicidandosi. Il gioco è una sfida-horror di 50 giorni di sfide e regole, che vanno dal procurarsi dei tagli sul corpo ad ascoltare canzoni deprimenti a guardare tutti i giorni un film dell’orrore. La sfida finale per vincere consiste nel gettarsi dal palazzo più alto della città e suicidarsi, filmando il tutto. Non bisogna mai farne parola con nessuno, pena la morte dei propri familiari.
Sembra una storia del terrore, che è riuscita a rimbalzare da un capo all’altro del mondo. Per iniziare Blue Whale bisognerebbe frequentare forum o gruppi dedicati al suicidio o al gioco, che di solito hanno nomi che riguardano le balene, e scrivere un messaggio usando l’hashtag #f57. A quel punto si verrebbe contattati da un curatore che fornirebbe prove giornaliere e, non si sa bene come, convincerebbe la vittima di essere in possesso di informazioni personali che possono essere usate per far del male alla sua famiglia.
Internet è piena di gruppi dedicati al suicidio, alcuni che lo esaltano, altri che cercano di dissuadere chi vuole compierli. In alcuni di questi forum si fa riferimento a Blue Whale, ma più come leggenda legata all’articolo di Novaya Gazeta che come movimento organico e organizzato. Sono molto simili a quelli che avevamo trattato noi di Pourfemme dei blog e gruppi chiusi che esaltano l’anoressia.
E anche la figura mitizzata di Rina Palenkova come prima vittima del gioco della balena blu, sembra un fake. La teenager russa si è suicidata dopo aver postato una foto su VKontakte: sui social è cominciata a circolare la voce che la ragazza facesse parte di una setta votata all’autodistruzione e diventa presto l’eroina del Blue Whale. In realtà la vera causa della morte della ragazza non è chiara e tra l’altro, in molti video scioccanti circolati sul web, sono stati notati dei simboli strani, per qualcuno riconducibili a un marchio di lingerie.
Al momento quindi l’unica cosa certa è che dobbiamo prestare la massima attenzione al “male” che circola sul web e vigilare sui propri figli durante le loro attività in Rete, perché spesso non hanno gli strumenti necessari per difendersi.