Chi resta al lavoro e rinuncia alla possibilità di andare in pensione a 62 anni con la cosiddetta quota 103 potrà godere del Bonus Maroni, vediamo in cosa consiste questo beneficio.
In sostanza i lavoratori e le lavoratrici che resteranno a lavoro senza sfruttare la possibilità di andare in pensione al raggiungimento di 62 anni e con i contributi versati per almeno 41 anni avranno di fatto più soldi in busta paga.
Il cosiddetto Bonus Maroni permette dunque di incassare una somma maggiore in busta paga rinunciando alla pensione anticipata. Scopriamo come funziona nel dettaglio.
Come funziona il Bonus Maroni, i chiarimenti nella nota dell’INPS
Dall’Inps è arrivata la comunicazione con le istruzioni relative al Bonus Maroni, dato che è già possibile presentare la domanda nel caso in cui si abbia la possibilità di accedere alla pensione anticipata flessibile.

Chi ha già i requisiti per accedere alla cosiddetta Quota 103, ovvero andare in pensione a 62 anni di età e 41 di contributi e rinuncia a questa possibilità possono rinviare la data del pensionamento e dunque rinunciare all’accredito all’Inps dei contributi a proprio carico per poter ottenere la somma relativa in busta paga esentasse.
Si tratta del 9,19% della retribuzione e di fatto la somma che va ad aumentare lo stipendio mensile è esente dalla tassazione Irpef, per questo rappresenta un incentivo a restare a lavoro nonostante si abbia la possibilità di andare in pensione.
Per ottenere il beneficio bisogna presentare domanda all’INPS che ha implementato il meccanismo di gestione così che si possa fare richiesta del posticipo del pensionamento. L’ente dovrà solo verificare che il lavoratore o la lavoratrice che richiede il Bonus Maroni abbia maturato i 41 anni di contributi versati, oltre al raggiungimento del requisito anagrafico.
Nella circolare diffusa dall’INPS si specifica che la misura coinvolge sia i lavoratori dipendenti pubblici che quelli privati. Coloro che dunque sono in possesso dei requisiti per ottenere la pensione anticipata flessibile ma che decidono di restare al lavoro riceveranno insieme allo stipendio il 9,19% della contribuzione a proprio carico destinata alla copertura dell’assicurazione per l’invalidità e la vecchiaia e alle altre forme sostitutive, senza tassazioni. Quindi senza pagare l’Irpef.
Il datore di lavoro non ha più l’obbligo di versare i contributi a carico del lavoratore che ha esercitato la facoltà dell’incentivo al posticipo del pensionamento. È sempre obbligato, invece, a versare i contributi della quota a carico del datore di lavoro.
Per usufruire di questo incentivo i requisiti devono essere maturati entro il 31 dicembre 2025 ma comunque la decorrenza sarà dal 1° agosto 2025 per i dipendenti privati e dal 1° ottobre 2025 per quelli delle pubbliche amministrazioni. Chi invece vuole sfruttare Quota 13 e ha già i requisiti dovrà attendere comunque agosto 2025 per poter andare in pensione anticipata.