Lea Garofalo è uno dei simboli dell’antimafia nel nostro Paese. Una donna forte, coraggiosa e grintosa che si è ribellata alla ‘ndrangheta svelando faide interne tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno Carlo Cosco. Dopo essere riuscita a sfuggire a un tentativo di rapimento ad opera di Massimo Sabatino il 5 maggio 2009, la testimone di giustizia è stata poi uccisa in un agguato dall’ex fidanzato e boss Carlo Cosco il 24 novembre 2009 a Milano. Il corpo di Lea Garofalo è stato poi dato alle fiamme per tre giorni fino alla completa distruzione a San Fruttuoso, un quartiere di Monza.
Lea Garofalo viene ricordata ogni anno il 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell’Impegno di Libera, la rete di associazioni contro le mafie capeggiata da don Luigi Ciotti. Sulla storia e vita coraggiosa della signora calabrese è stato scritto un libro dal titolo “Il coraggio di dire no. Lea Garofalo, la donna che sfidò la ‘ndrangheta”. Il comune di Castelfranco Emilia ha intitolato la propria biblioteca a Lea Garofalo e Savignano sul Panaro ha inaugurato un parco in onore della testimone di giustizia. La Rai ha prodotto un film sulla sua storia difficile e travagliata dal titolo Lea di Marco Tullio Giordana interpretato da Vanessa Scalera.
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La cerimonia si è svolta il 19 ottobre 2013 in Piazza Beccaria a Milano con tanto di fiori e bandiere gialle, omaggi voluti dalla figlia Denise, tuttora impegnata nella lotta antimafia, e dall’associazione antimafia Libera. La piazza era gremita di persone desiderose di dare un ultimo saluto alla coraggiosa testimone di giustizia uccisa nel 2009 per essersi ribellata alle cosche. Purtroppo Lea è una vittima fra le tante, prima di lei la mafia ha ucciso molte altre donne come Emanuela Loi, ricordata dopo 20 anni dalla strage in via D’Amelio. Il palco era allestito con corone di fiori, bandiere gialle e il gonfalone della Città di Milano, alla sua sinistra i gonfaloni dei Comuni di Brugherio, Policastro e Bellusco, Regione Molise e Lombardia, Provincia di Milano e altri. A partecipare alla cerimonia funebre non solo i cittadini milanesi, ma anche il sindaco Pisapia e don Luigi Ciotti, leader di Libera, che ha voluto omaggiare Lea e la figlia Denise, tutt’oggi impegnata nella battaglia antimafia intrapresa dalla madre e sotto sorveglianza speciale. Proprio per motivi di sicurezza, Denise non ha potuto partecipare ai funerali in prima persona, ma dal Palazzo Comunale dei Vigili ha comunque lanciato un messaggio alle centinaia di persone riunite in piazza: “Ciao a tutti per essere venuti qui oggi. Grazie di cuore, per me questo è un giorno triste. La forza me l’hai data tu – ha proseguito rivolgendosi alla madre – se è successo tutto questo l’hai fatto solo per il mio bene e io non smetterò mai di ringraziarti. Ciao mamma”.
Dopo quattro lunghi anni Lea Garofalo fatta a pezzi e bruciata dall’ex compagno e boss della ‘ndrangheta Carlo Cosco, contro il quale aveva testimoniato, ha finalmente avuto il meritato funerale. La cerimonia in onore di questa donna, vittima di violenza come molte altre donne uccise e stuprate nel 2013, si è svolta a Milano, la città in cui la scomoda testimone di giustizia era riuscita a rifarsi una vita, distante da Petilia Policastro (Crotone), dove la sua famiglia era coinvolta in loschi affari. La numerosa folla che ha partecipato ai funerali ha ricevuto in ricordo di Lea mazzi di fiori e un segnalibro con la sua foto e una frase in suo onore firmata dalla figlia Denise: “In ricordo di Lea, la mia giovane mamma uccisa per il suo coraggio”. Nella stessa giornata di sabato il giardino di via Montello è stato intitolato a Lea Garofalo e sempre a lei, dall’8 al 10 novembre, sarà dedicato a Milano il secondo Festival dei beni confiscati.