Coronavirus news dalla provincia: un papà denuncia la gogna mediatica subita dalla sua bambina contagiata dal virus. Noi adulti dovremmo tutelare sempre i minori, ma non capita così, purtroppo, nella realtà di tutti i giorni, come nemmeno durante l’emergenza coronavirus.
Raccontiamo una storia che ci lascia senza parole, quella di una bambina di soli otto anni, risultata positiva al contagio da coronavirus, che ha subito una sorta di gogna via social dai suoi concittadini di Curtarolo, in provincia di Padova.
La piccola, racconta il padre in una lunga intervista su La Repubblica, è risultata positiva al test per stabilire il contagio da coronavirus, ma è asintomatica. Sta quindi trascorrendo il periodo di quarantena in casa, come il resto della famiglia. A essere positivi, infatti, sono anche i nonni della piccola e un fratello, mentre la sorellina di tre anni è risultata negativa.
Il genitore ha raccontato come trascorrono i giorni in attesa che l’emergenza passi. La piccola gioca e trascorre le giornate serenamente. Le è stato raccontato che dentro di lei c’è un fiorellino (come la forma che ricorda il virus visto al microscopio) che non le farà del male.
Il padre ha spiegato che la bimba apparentemente sta bene: “È serena, le ho detto di fidarsi dei medici. Ma fuori è uno schifo”. Lo schifo a cui si riferisce riguarda la gogna social. Ad un certo punto della vicenda, di per sé drammatica, in una chat dei genitori del piccolo centro del padovano qualcuno ha condiviso nome e indirizzo della piccola. La quale è stata presto messa all’indice dai genitori degli altri bambini che hanno pure commentato la notizia sui social, facendo diventare virale anche i dati di altri familiari, compreso il nonno che si trova in terapia intensiva e che sta lottando fra la vita e la morte sempre a causa del coronavirus.
I carabinieri hanno già provveduto a sequestrare il materiale dopo la denuncia dell’uomo, ma l’amaro in bocca rimane per un padre già disperato per un possibile acuirsi della sintomatologia dei suoi cari, e che ha dovuto subire una sorta di ‘caccia all’appestato’.
È proprio uno schifo, ha raccontato ancora il genitore: “Qualcuno del paese ha messo in rete i dati sensibili miei, della mia famiglia, di mia figlia. Non può essere dignitosa una cosa del genere”. Pare che già un’ora prima che il laboratorio comunicasse la positività della bambina, i nomi girassero in rete.
“C’è gente irresponsabile che sui social, specie sui gruppi Facebook dei paesi, fomenta odio e paura”, sottolinea questo papà che in fondo si aspettava, dai suoi compaesani, solo un po’ di rispetto e solidarietà in un momento di sofferenza tanto delicato e difficile.