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Donne lavoratrici, sempre più stressate fra famiglia e lavoro

L’Italia non è un Paese per donne, verrebbe da dire proprio in occasione della Festa della Donna, se si passano in rassegna i dati che riguardano l’occupazione femminile. Secondo l’Ispettorato nazionale del lavoro, nel periodo che va dal 2011 al 2017 sono state quasi 170mila le donne lavoratrici che hanno deciso di lasciare il proprio impiego in favore della famiglia. In altri paesi del mondo il welfare a favore delle donne è organizzato per permettere loro di lavorare e al tempo stesso di prendersi cura di figli e famiglia. Questo in Italia non succede e allora le donne sono costrette a scegliere.

Celebriamo la Festa della Donna ma ci sono sempre meno nati in Italia

Lo sappiamo che in Italia c’è una forte crisi demografica. Mentre celebriamo la Festa della Donna nascono sempre meno bambini. Come confermano i dati ISTAT che mostrano che nel 2019 ci sono stati 116 mila nati in meno in Italia, rispetto all’anno precedente. E la tendenza alla denatalità non si arresta.

Non tutte le donne lavoratrici, infatti, hanno la fortuna di poter contare sui nonni per badare ai bimbi, e spesso pagare i baby sitter significa azzerare lo stipendio. Chi vive certe realtà lo sa, lo spirito di sacrificio non paga. Se non hai alternative per badare ai figli il passo ovvio è lasciare il posto di lavoro.

In una recente ricerca effettuata da Eva Beaujouan e Caroline Berghammer si legge che ciò che fa alzare il ‘fertility gap’, ossia la differenza tra i figli desiderati da una donna e quanti ne mette al mondo realmente, è prima di tutto la disoccupazione, poi la difficoltà nel conciliare impegni familiari e lavoro. Solo dopo arrivano altre variabili, come il grado di istruzione. In Italia le donne vorrebbero (in media) circa 2,1 figli a testa. Il dato reale si assesta su 1,4. Cercare di aiutare le donne lavoratrici potrebbe essere fondamentale per contrastare questa tendenza.

Donne lavoratrici: don’t panic!

Secondo un’altra ricerca pubblicata da Sitly, portale specializzato nella domanda/offerta di babysitter, il 72% delle mamme intervistate in Italia ammette che conciliare famiglia e professione è possibile, ma è tutt’altro che semplice. Capita quindi che troppe mamme che scelgono di lavorare e badare alla famiglia non riescono a trovare un proprio equilibrio personale. Il 34% delle mamme coinvolte nella ricerca ha ammesso di essere fortemente stressato. Dato confermato da un sondaggio della Household Longitudinal Survey (Inghilterra) secondo cui le donne lavoratrici con figli mostrano livelli di stress più elevati del 18% rispetto alle donne senza figli.

Dove trovare la soluzione? Forse impostare diversamente il lavoro potrebbe aiutare le donne ad abbassare i livelli di stress. Ad esempio a parità di ore lavorate potrebbe aumentare la flessibilità dell’orario di lavoro, e la possibilità di lavorare da casa. Privilegiare cioè il cosiddetto smart working.

Gli esempi pratici non mancano. Secondo una ricerca Eurostat (2018), in Unione Europea il 5,2% degli occupati di età compresa tra i 15 e i 64 anni ha lavorato da casa. Addirittura si arriva al 14% in Olanda e Finlandia, seguono Lussemburgo e Austria. E l’Italia? È sotto la media, con il 3,6%. Resta la speranza che un numero di aziende sempre maggiore promuova e garantisca in futuro la possibilità di smart working per i lavoratori, soprattutto per le dipendenti donne.

Published by
Violetta Gonzaga