Perfetti per il tempo libero, che sia in spiaggia, al parco o sul divano di casa, i libri sono nostri preziosi alleati: ci distraggono, ci emozionano, ci insegnano. I libri per le donne, in particolare scritti da donne che fanno bene alle donne, sono preziosi, stimolanti, sconvolgenti talvolta, ma indubbiamente utili. Alcuni ci rimangono nel cuore e/o nel cervello per sempre. E allora regalati letture che oltre a coccolarti ti ispirino per la vita. Qui trovi 5 splendidi esempi.
Reso celebre dall’omonima serie tv prodotta dalla HBO insieme a Rai Fiction, L’amica geniale è un romanzo estremamente denso e sfacettato, a cui ne seguono altri tre che raccontano l’amicizia di due bambine, poi adolescenti e infine donne, Lila e Lenù, sullo sfondo di una Napoli del dopoguerra verace e invadente, come solo la città partenopea sa essere da sempre. La crescita individuale delle protagoniste si intreccia ai loro sentimenti e al contesto sociale, nonchè alla vita di una folla di altri personaggi minori, tracciando in modo puntuale le sfumature e le controversie di un rapporto vero ma anche difficile. La narrazione in prima persona di Lenù è intimistica, affascinante, introspettiva, a tratti anche dura da digerire, ma disegna un quadro realistico e toccante. Sono tanti i temi affrontati, fra cui anche la violenza sulle donne e alcune questioni di genere che ancora oggi lasciano strascichi culturali profondamente italioti e machisti. Lila e Lenù ti entreranno nel cuore, talvolta guidandoti fra sensazioni ed emozioni che (forse) ti faranno riconciliare con te stessa.
“Donne che corrono coi lupi” davvero non può mancare in una top 5 di libri per le donne, scritti da donne. Ormai un libro-culto, un classico addirittura, un must che pare abbia cambiato la vita di milioni di donne, consigliato da naturopate, arteterapeute (la mia me l’ha suggerito dopo il mio primo mandala) e psicologi in tutto il mondo. Originale il metodo e favolosa l’intuizione di base, su cui si fonda tutto il testo, scritto da una psicanalista junghiana che è anche una guru nella ricerca della felicità. Leggere questo libro è un vero e proprio percorso di psicanalisi dell’eterno femminino calato nell’individualità di ognuna di noi; un percorso che parte dall’assunto di una “donna selvaggia” che alberga in tutte, figura dalla forza psichica potente, primordiale, feroce ma al contempo materna, che tuttavia è stata culturalmente e sociamente soffocata da stereotipi, paure, sensi di colpa, insicurezze e paranoie. La Estès utilizza fiabe e miti provenienti da tutte le culture del mondo per agganciare ogni lettrice al suo io interiore più profondo e vero, cercando di liberare la sua essenza dalle catene moderne e di farla “correre” coi lupi, come anche tu sei nata per fare.
Titolo imprescindibile nella manualistica per donne, nonostante il metodo proposto per ordinare la casa sia “aperto a tutti”, anche agli uomini. Tuttavia, si sa, nonostante l’impegno del maschio moderno, la cura della casa rimane una delle cose che riescono meglio al genere femminile, soprattutto dal punto di vista della sistemazione dello spazio (i calzini in frigorifero ringraziano). Il libro di Marie Kondo suggerisce un metodo, a metà tra il pratico e il fiosofico, salvaguardando peraltro l’emotività legata agli oggetti, ai vestiti, ai ricordi, per riordinare una volta per tutte l’intera casa; un decluttering totale, unito a strategie di collocamento efficaci, che promette una catarsi psichica e intimistica inedita. Se applicato con dovizia, il metodo funziona davvero. E lo ricorderai per sempre.
Se vuoi conoscere le basi della cultura femminile del nostro tempo e trarne il giusto beneficio, non puoi non leggere un grande classico: il saggio-romanzo che la Woolf scrisse nel 1929 sulla necessità di dare voce e spazio alle donne in una società ancora profondamente maschilista, in particolare negli ambienti culturali ad esclusivo appannaggio degli uomini. La Woolf si poneva come obiettivo la destrutturazione del liguaggio patriarcale dell’epoca, sia in ambito squisitamente letterario, che sociale. Un concetto fondamentale, se ci pensate: le parole infatti definiscono, giudicano ed escludono ciò a cui non viene attribuito un nome, pur esistendo. Ecco perché hanno un peso potentissimo anche e soprattutto in una questione come quella del ruolo femminile nella società, nella famiglia e nell’individualità propria di ogni donna, chiusa nella “sua stanza”. Non è un caso quindi che il libro della Woolf sia ambientato nel fittizio college di Oxbridge, parafrasando proprio il principale luogo da cui partiva la discriminazione culturale di genere. Puoi leggere e rileggere questo libro, trovando ogni volta una chiave diversa, un punto di vista inedito, un potere in più. Un libro in divenire, insomma, sempre attuale e sempre aperto ad altre interpretazioni, come se la Woolf lo riscrivesse ad ogni lettura. Come se le sue parole cambiassero interattivamente ad ogni nuovo sguardo.
Una delle più belle saghe al femminile di tutti i tempi: 7 romanzi, 6 protagoniste, 12 storie più una, scritte con una maestria sorprendente da una delle penne più talentuose di quest’era. Una serie di libri travolgente, appassionante, terribimente emozionante. Ogni libro è dedicato a una delle 7 sorelle, adottate da un misterioso papà benefattore dagli angoli più disparati della Terra, ognuna alla ricerca delle proprie origini e quindi di se stesse; ogni libro racconta due storie, una ambientata ai giorni nostri e una ambientata in un passato di inizio ‘900 affascinante e vivissimo. Ogni libro narra due avventure, dense di sentimenti, sofferenze, rivincite. Ogni storia porta con sè un cambiamento, una rinascita, una crescita. Ognuna delle protagoniste è diversa dall’altra, per carattere, personalità, abilità; in tutte possiamo riconoscerci. E trarne forza, speranza, commozione. Con, sullo sfondo, ambientazioni scintillanti, esteticamente bellissime e culturalmente esotiche. Storie di donne che ti porteranno lontano nel tempo e nello spazio, ma più vicine al tuo centro. Distraendoti ed emozionandoti quanto basta.
Perché rileggere Jane Eyre, vi domanderete? E’ certo un romanzone ottocentesco, intriso di atmosfere romantiche (ivi incluso uno strano mistero), con un’eroina d’altri tempi. Tutto vero, eppure la fanciulla immaginata da Charlotte Brontë a metà dell’ottocento, era proprio una donna “con le palle”, come si potrebbe definire oggi, con infelicissima espressione. Orfana, cresciuta nella ricca casa di una zia che la detesta facendole pesare la sua condizione di “parente povera” (siamo in una società fortemente classista), spedita in un collegio per ragazze senza famiglia in cui viene sottoposta a prove terribili di resistenza, Jane emerge verso l’età adulta indipendente, forte della propria cultura, cosciente di essere sola al mondo e decisa a mantenersi con le sue forze. Non è bella, non è ricca, non è affascinante, è solo onesta, piena di dignità, realista, forte come una roccia. La sua “vera” vita comincia a Thornfield, la proprietà dove trova lavoro come istitutrice, e dove sboccia l’amore con Rochester, un uomo duro, disilluso, con un segreto pesante alle spalle. I due parlano il linguaggio dell’anima, eppure, nonostante il grande amore che prova, Jane è pronta a rinunciare a tutto pur di non farsi beffe della sua dignità, del rispetto verso se stessa e verso i valori che considera sacri. Come finirà? Leggetelo, riscopritelo, amatelo.
Paula non è un vero e proprio romanzo, quanto una sorta di vicenda autobiografica narrata su più piani, in un modo che tocca le nostre corde più profonde. Isabel Allende ci racconta il suo percorso di madre costretta ad accettare la perdita dell’adorata figlia 28enne (la Paula del titolo) per una malattia (la porfiria), che non perdona. Ma questo viaggio al centro del dolore, sarà catartico e insieme devastante, necessario da vivere fino alle più estreme punte di sofferenza, per riemergere stillanti di vita, che vince, sempre e comunque. Ma in Paula c’è anche molto di più, c’è il senso dell’esistenza vista non come mero susseguirsi di passaggi socialmente scanditi (l’infanzia, la scuola, l’amore, i figli), ma come sentiero tortuoso verso la saggezza, verso l’accettazione, verso un superiore senso di serenità e consapevolezza. Isabel ci parla di lei, ma siamo tutte noi ad essere tirate in causa, come donne, come madri presenti o future, come esseri umani.
“Persuasione” non è il romanzo più noto di Jane Austen, scrittrice amatissima dalle donne. Sicuramente i titoli dei suoi sei romanzi finiti più conosciuti sono “Orgoglio e pregiudizio”, “Emma”, “Ragione e sentimento”, forti anche delle belle trasposizioni cinematografiche che ne sono state tratte. Ma Persuasion, è il suo romanzo più maturo, quello più denso di chiaroscuri, più toccante e delicato. La protagonista, Anne, è una ragazza nubile non più giovanissima (ha 27 anni, che per l’epoca significava che l’età da marito l’avevi passata da un pezzo), graziosa, saggia, intelligente, ma umiliata dal confronto con il padre e la sorella maggiore, tanto belli quanto narcisisti e superficiali, e poco considerata da tutto l’entourage familiare. Il ritorno del suo primo, grande amore (che era stata “persuasa” a dimenticare per questioni di soldi e censo, dato che non era considerato “all’altezza”) e un nuovo corteggiatore, però, aiutano la giovane a riconquistare la sicurezza perduta e il giusto posto nel mondo, come donna degna di tutto l’amore possibile. Da leggere per perdersi nell’inconfondibile, meraviglioso piccolo mondo di Jane Austen, e sognare.
“La lunga vita di Marianna Ucrìa” è un romanzo felicissimo della grande scrittrice italiana Dacia Maraini, ambientato in una settecentesca Sicilia baronale tanto sfolgorante quanto vetusta e retriva. Marianna è nobile, è bella, è muta. La sua menomazione, però, è stata causata da una violenza subita nell’infanzia, una violenza che la ragazza ha rimosso, ma che la sua famiglia “sa” e a cui cerca di rimediare con un matrimonio. L’augusto sposo è nientemeno che l’anziano zio di Marianna, un uomo solitario, ombroso, a tratti violento. Chiusa nella ricchezza angusta della sua dimora, Marianna sforna figli (alla fine saranno 5), ma non mortifica la sua mente brillante. Curiosa per natura, la ragazza entra in contatto con le nuove idee illuministe, con la filosofia e con l’arte, si apre alla conoscenza e, inaspettatamente, anche all’amore vero. La sua personalità luminosa, del tutto diversa da quella delle altre donne, sconcerta la famiglia, ma sortisce anche effetti positivi, garantendole quel rispetto che si conquista non con i titoli e il denaro, ma con la saggezza, l’integrità, il coraggio. Bellissimo affresco d’epoca, è un romanzo che avvince e incanta.
Terminiamo con un saggio che è stato una pietra miliare nella storia della saggistica al femminile. “Donne che amano troppo”, fondamentalmente è un manuale, che si basa sul racconto delle vite “monche” di donne che in alcuni momenti cruciali della propria esistenza hanno abdicato, decidendo, più o meno coscientemente, dai farsi del male, accanto a uomini sbagliati. Ma perché si arriva a questo? Per quale motivo l’autolesionismo è declinato in rosa? Le ragioni affondano sempre nei traumi infantili, nell’abbandono, negli abusi subiti, nel dolore visto, subìto, negato. Con grande sensibilità Robin Norwood traccia il filo rosso che collega donne all’apparenza molto diverse tra di loro, ma tutte dotate di quel grande coraggio, e di quella tenacia, necessari per riuscire, alla fine, e grazie a gruppi di supporto e auto-aiuto, a dire basta ad amori-trappola, per riappropriarsi di un sentimento che avevano completamente messo da parte: l’amore e il rispetto per se stesse. Piangerete, leggendo questo saggio, e sarà un bene.
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