Parlare di salute e di tutto ciò che ne è strettamente collegato è un tasto delicato, ma fondamentale da toccare. È importante parlare di salute del cuore, come di salute celebrale. Troppo spesso parliamo di ictus senza capire bene di cosa si tratta: ovviamente di un qualcosa che spaventa molto, ma che sta anche aumentando tra le donne dal punto di vista dell’incidenza.
La parola “Ictus” deriva dal latino “colpo”, stesso significato che ricopre la parola inglese “stroke”. Sono infatti due sinonimi, come pure “colpo apoplettico” o “apoplessia”. Per essere più precisi possiamo parlare anche di “accidente cerebrovascolare”. Si parla anche di infarto cerebrale; si inserisce tra le vasculopatie acute e di base consiste nella mancanza di afflusso sanguigno alle cellule cerebrali che così subiscono danni, spesso irreparabili.
L’OMS lo definisce come “un’improvvisa comparsa di sintomi riferibili a deficit delle funzioni cerebrali, localizzati o globali di durata superiore alle 24 ore o ad esito infausto, non attribuibile ad altra causa apparente se non a vasculopatia cerebrale”.
Esistono diversi tipi di ictus, a seconda delle modalità con cui si manifesta. Il più frequente è di sicuro l’ictus ischemico, dovuto cioè ad una ischemia (l’ostruzione di un vaso sanguigno a causa di trombosi o embolia). C’è poi l’ictus emorragico, causato da una emorragia cerebrale.
Con il termine TIA (attacco ischemico transitorio) intendiamo invece una sintomatologia che solitamente dura pochi minuti. In Italia colpisce circa 200.000 persone ogni anno. L’età media sono i 65 anni. Rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari ed i tumori, ma in assoluto anche la prima causa di disabilità.
Ad un anno dall’evento un terzo delle persone sopravvissute presenta disabilità e difficoltà di recupero, benché di recente la scienza stia offrendo nuove speranze di riabilitazione. Stili di vita adeguati, possono spesso tenere sotto controllo il rischio di ictus: controllare la pressione arteriosa, smettere di fumare, evitare di bere in eccesso, svolgere un minimo di attività fisica, rappresentano le basi minime da cui partire per una corretta prevenzione.