Le componenti del gruppo punk russo “Pussy Riot” hanno subito una feroce aggressione da parte delle guardie cosacche incaricate di garantire il cordone di sicurezza alle Olimpiadi di Sochi 2014. Le ragazze si stavano esibendo in una performance dai toni polemici nei confronti del Presidente Putin, allo scopo di realizzare un video musicale con il porto sullo sfondo. Prima ancora di portare a termine l’esibizione, i cosacchi le hanno caricate a suon di manganelli e spray al peperoncino.
Erano una dozzina i cosacchi che hanno aggredito le Pussy Riot nello scenario delle Olimpiadi di Sochi, che quest’anno hanno visto la partecipazione di molte donne. A confermarlo non solo i tweet delle componenenti della band, ma anche foto e video inequivocabili postati sia da fotografi presenti sulla scena che dalle ragazze stesse. Le immagini sono scioccanti: si susseguono a ritmo incalzante spintoni, percosse, manganellate, insulti e quant’altro in un crescendo di inaudita e ingiustificata violenza.
Nadezhda Tolokonnikova e Maria Alyokhina, due delle componenenti della band, hanno testimoniato on-line di essere state attaccate dai cosacchi proprio mentre si accingevano a cantare “Putin vi insegnerà ad amare la patria”. Aisya Krugovikh ha invece riportato le terribili frasi pronunciate dai soldati contro le ragazze: “Vi siete vendute agli americani”, “Chiudete la bocca”! Sembrerebbe addirittura che Pyotr Verzilov, marito della Tolokonnikova, ci abbia rimesso la vista. Le Olimpiadi, simbolo universale di unione e pace, si confermano così teatro di violenze e repressione dei diritti umani, a dispetto dei valori che dovrebbero rappresentare.