Abbiamo già visto come coltivare il Fiore di Loto; in passato questo fiore era classificato nella famiglia delle Ninfee, ma adesso appartiene ad un genere suo e ne esistono due specie differenti: il Fiore di Loto dell’Asia meridionale, e quello dell’America. Il Loto è citato in testi sacri come l’Antico Testamento, nei Libri di Canti Cinesi e nelle Antiche Leggende del Giappone. Secondo le culture orientali, il Fiore di Loto rappresenta la purezza e la perfezione della vita stessa ed è considerato il fiore sacro degli dei. In India i Buddisti rappresentano Budda seduto su un Fiore di Loto allargato. Nell’antica Grecia era simbolo di bellezza.
Quando si vuole esprimere ammirazione profonda nei confronti di qualcuno, il fiore da regalare è proprio il Loto.
Il Fiore di Loto, molto simile ad una Ninfea, fiorisce verso la metà dell’estate: i suoi grandi fiori, che hanno più di 20 petali, si aprono la mattina presto e si chiudono di sera. Il Loto emerge dall’acqua ed è un fiore profumatissimo.
C’è una leggenda tutta italiana che riguarda il Fiore di Loto.
Tantissimo tempo fa, alla foce del Po, in una grande e bellissima palude c’era una zona ricoperta di Fiori di Loto bianchi e rosa. Questi fiori proteggevano il regno delle Fate dell’acqua, ma nessun essere umano poteva vederlo.
Si narrava che era molto pericoloso cercare di vedere le Fate e il loro regno. Gli abitanti dei villaggi vicini avevano un grande rispetto per la palude.
C’era un ragazzo che però non temeva le Fate, anzi cercava di scorgerle tuffandosi proprio dove si pensava ci fosse la porta per il loro regno.
Un giorno riuscì a trovare il regno delle Fate e queste gli offrirono un dono: poteva scegliere tra un forziere colmo di monete d’oro o una splendida Fata, la creatura più belle che lui avesse mai visto.
Il ragazzo scelse il forziere, pensando di aiutare sua sorella, rimasta vedova con un bambino piccolo.
Le monete d’oro non finivano mai e finalmente la famiglia del giovane poteva vivere agiatamente, ma lui era ossessionato dal ricordo della bellissima Fata che avrebbe potuto scegliere.
Passava così le sue giornate in barca nella palude alla ricerca del regno delle Fate, senza mangiare, nè bere, nè dormire. Alla fine morì.
Le Fate decisero di punirlo per aver fatto la scelta sbagliata, per non aver voluto scegliere l’amore: tutti i primogeniti discendenti dalla sua famiglia erano condannati a non conoscere mai l’amore.