La notizia della tragica fine di Tiziana Cantore è, purtroppo, sulle prime pagine di tutti i quotidiani nazionali. Il dibattito è molto accesso, si parla di mentalità maschiliste, di arretratezza culturale e dei danni del web. Abbiamo chiesto al Professor Luca Bernardo, Direttore della Casa Pediatrica dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano presso il quale ha aperto il primo centro per le vittime di cyberbullismo, se anche questo, nonostante la maggiore età della vittima, possa essere considerato un tragico caso di cyberbullismo.
Si può ritenere Tiziana Cantone vittima di cyberbullismo?
Il bullismo e cyber bullismo, da quello che vediamo nella nostra realtà e all’estero, si è allargato al mondo degli adulti. Si sta superando l’immaginario che si tratti di un fenomeno che colpisce preadolescenti e adolescenti e questa è chiaramente un’evoluzione negativa del fenomeno.
Sicuramente, a parte gli aspetti legali e i reati, mi sembra che la vicenda si possa definire di cyberbullismo. È stato preso un filmato e, senza autorizzazione, posto online.
L’impressione è, quindi, che il cyberbullismo stia coinvolgendo sempre di più anche gli adulti. Tuttavia un atto di cyberbullismo nei confronti di un adulto deve essere differenziato da uno nei confronti di minori.
Il crimine va sicuramente punito in entrambi i casi, ma un preadolescente o un adolescente non ha la stessa mentalità e concezioni di un adulto: un uomo sa cosa sta facendo, perché ha un excursus lavorativo e sociale e una storia che gli fanno capire le conseguenze del suo atto.
Personalmente continuo a non capire perché non si riesce a fare una legge che vi ponga rimedio! Nonostante tutto quello che si sa dal punto di vista delle istituzioni, della scuola, della sanità, i numeri peggiorano, i gesti gravi continuano a esserci e ora il fenomeno ha superato anche quella che era l’età più colpita, cioè quella adolescenziale.
Questo vuol dire che si sta aprendo un nuovo fronte, un nuovo filone estremamente grave a cui anche gli stessi adulti non sono preparati.
Cosa è successo, secondo lei, dal punto di vista clinico nell’anno e mezzo trascorso dalla pubblicazione del video al gesto estremo della ragazza?
Ha maturato nel tempo la sua disperazione fino al gesto più disperato di togliersi la vita. È stato sicuramente il rapporto con gli altri e l’accorgersi che la sua vita stava cambiando, con le persone che le erano accanto che – magari anche senza cattiveria – hanno fatto qualche commento, una battuta. Così ha maturato la certezza della vergogna, della distruzione della sua vita.
Sicuramente, però, avrà dato dei segnali a qualcuno che le era vicino che può non averli compresi o possono essergli sfuggiti. Un gesto così sicuramente non si fa all’improvviso, soprattutto dopo così tanto tempo.
Sicuramente avrebbe avuto bisogno che le persone a lei care le fossero state vicine, ma forse anche noi istituzioni pubbliche dobbiamo metterci una mano sulla coscienza perché è arrivato il momento in cui, al di là delle discussioni del colore politico, si decida davvero di fare qualcosa, se no oggi c’è lei e domani un’altra.