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Unioni civili gay a rischio, il PD chiede un nuovo rinvio

Il disegno di legge su unioni civili gay e stepchild adoption è al vaglio del Senato. Il Movimento 5 Stelle non ha votato l’emendamento canguro del Partito Democratico, che di fatto blinda l’adozione del figlio del partner e salta i 500 emendamenti ostruzionistici del Carroccio, e il ddl è a rischio. A Palazzo Madama si è anche sfiorata la rissa tra senatori del M5S ed ex senatori grillini. Il PD ha chiesto un nuovo rinvio dell’esame del testo alla prossima settimana. Il presidente dei senatori Dem Luigi Zanda ha chiesto la convocazione della Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama per fare il punto sul ddl.
“Ieri abbiamo registrato un fatto politico nuovo – ha dichiarato Zanda – un gruppo che sembrava favorevole a un iter del provvedimento ci ha ripensato. Quindi serve un lavoro di riflessione per riannodare dei fili politici”. La relatrice del ddl Monica Cirinnà ha aggiunto: “Lo so che ho sbagliato a fidarmi del Movimento 5 Stelle e pagherò per questo. Mi prendo la mia responsabilità politica di essermi fidata di loro. Concluderò la mia carriera politica con questo scivolone. Ne prendo atto”. Acque agitate anche nel PD. I cattodem continuano a chiedere lo stralcio della stepchild adoption dal disegno di legge, proponendo la sostituzione con l’affido rafforzato. “Dobbiamo vedere in questo lasso di tempo quali saranno i soggetti davvero affidabili con cui mandare avanti questa legge – ha asserito la senatrice cattodem, Rosa Maria Di Giorgi – Ora vedremo cosa accadrà non escludo un ritorno del testo in Commissione. Probabilmente si dovrà ripensare, comunque, un percorso parlamentare”.

Tutti i numeri dei favorevoli e dei contrari

Per ottenere la maggioranza assoluta a Palazzo Madama, il ddl Cirinnà dovrà superare la soglia dei 160 voti favorevoli. All’interno di ogni partito e movimento politico c’è grande fibrillazione. I seggi sono 321: 315 senatori eletti e 6 senatori a vita. Dopo il quarto ripensamento del M5S, il ddl è a rischio. Il ddl Cirinnà ha superato la votazione sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità e le richieste di sospensione a Palazzo Madama, respingendo di fatto la proposta del ministro dell’Interno Angelino Alfano di convergere su un testo del ddl Cirinnà sulle unioni civili senza la stepchild adoption. Per quanto riguarda i numeri dei favorevoli e dei contrari, il M5S (35 senatori) voterà compatto a favore del ddl? I dubbi restano visto le ultime vicissitudini in Senato, anche se Beppe Grillo ha detto “no” al canguro e “sì” al voto palese. Dei 112 senatori complessivi del PD, sono in bilico i voti dei senatori Dem (20). Un sostegno piuttosto importante e determinante dovrebbe giungere dal gruppo degli autonomisti (20 senatori) e dal gruppo misto (26 senatori). Anche i verdiniani di Alleanza Liberalpopolare sono pronti a votare sì e sono altri 18 senatori. Inoltre alcuni senatori di Forza Italia e Gal hanno preannunciato che potrebbero votare a favore. La soglia dei 161 rappresenta sicuramente un obiettivo raggiungibile, anche se la partita è ancora tutta da giocare!

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I dubbi del Quirinale e di alcuni parlamentari sul ddl Cirinnà

Il ddl è finito nel mirino della Cei, dei partiti di centrodestra, delle Sentinelle in piedi e anche del capo dello Stato. Le pressioni del Vaticano e di una parte della maggioranza di Governo si fanno sempre più insistenti. I dubbi aleggiano sugli articoli 2 e 3 della nuova legge oltre che sulla stepchild adoption, ma l’equiparazione delle unioni civili con il matrimonio che è stata già vietata dalla Corte Costituzionale con la sentenza emessa nell’aprile del 2010. Alcuni parlamentari della maggioranza e in particolar modo dell’Ncd di Angelino Alfano hanno chiesto una valutazione al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per individuare eventuali incongruenze costituzionali nel disegno di legge Cirinnà. La presidenza della Repubblica ha replicato che il riferimento da prendere in considerazione è la sentenza 138 della Consulta. Palazzo Chigi è in fibrillazione ed è in atto uno studio approfondito per introdurre una serie di emendamenti utili per limitare quei rischi imposti dalla Corte Costituzionale. La senatrice del Partito Democratico e madrina del disegno di legge sulle unioni civili Monica Cirinnà ha rivelato al quotidiano La Repubblica che non c’è alcuna equiparazione con il matrimonio e non c’è niente da cambiare nel testo. “Sicuramente nella maggioranza di Governo, i centristi dell’Ncd chiedono maggiori differenze tra unioni civili e matrimonio – ha sottolineato la senatrice democratica al quotidiano La Repubblica – Questo però non è un punto che sia stato sollevato nel gruppo dem al Senato, dove l’unica divisione resta sull’articolo 5, cioè sulla stepchid adoption che preferirei chiamare in italiano ‘adozione co-parentale di bambini nella coppia’. Persino i riti sono diversi, per l’unione civile sono escluse tutte quelle pratiche di natura simbolica che esistono per il matrimonio. Quindi per le coppie omosessuali non ci sono le pubblicazioni – ha aggiunto Monica Cirinnà -, si va in Municipio con i testimoni. Per il rito matrimoniale il sindaco deve leggere gli articoli del codice civile sul matrimonio. Mentre nell’unione civile il sindaco si riferirà esclusivamente alle norme contenute nella legge. Sull’uso del cognome: nell’unione civile è una opzione”.

Renzi vuole riconoscere le unioni omosessuali

L’interessante proposta di legge di Matteo Renzi andrebbe a legittimare le unioni civili fra persone dello stesso sesso, equiparandole sotto il profilo dei diritti e doveri civili alle coppie eterosessuali: dalla reversibilità della pensione al diritto alla successione in caso di morte fino alla possibilità di assistenza in caso di malattia o incarcerazione. Diverso il discorso per quanto concerne le adozioni che per ora rimangono un’utopia, eccetto per i figli già nati che potranno essere adottati dal partner. La legge pesca dal modello tedesco dell’Eingetragene Lebensgemeinschaft, in vigore dal 2001.

Alfano contrario alle nozze gay

Le unioni gay hanno sempre sollevato polemiche sterili e inutili all’interno della maggioranza di Governo con il ministro Angelino Alfano che è sempre sulle barricate. Basti pensare a qualche anno fa quando alla richiesta del Consiglio comunale di Milano di trascrivere i matrimoni omosessuali contratti all’estero, il vicepremier Alfano era prontamente intervenuto per respingere il riconoscimento. Aveva inoltre avvertito i prefetti italiani di non procedere con le trascrizioni e che “in caso di inerzia si procederà al successivo annullamento d’ufficio degli atti che sono stati illegittimamente adottati”. Il leader di Ncd aveva giustificato il suo gesto “arrampicandosi sugli specchi” della legge in vigore: “In Italia non è possibile che ci si sposi tra persone dello stesso sesso, quindi quei matrimoni non possono essere trascritti nei registri dello stato civile italiano. Non è consentito dalla legge”. Un divieto che in realtà è un chiaro segnale di intolleranza in un’Italia fanalino di coda in materia di diritti e coppie gay.

La rivolta dei sindaci italiani

La dura e retrograda presa di posizione del ministro Alfano aveva scatenato la rivolta dei sindaci italiani. Virginio Merola, sindaco di Bologna, aveva definito la circolare “stupida” perché “rispondere con circolari a questioni che riguardano la vita concreta di tante persone non è solo burocratico, ma è anche tragicomico. Nessun motivo di ordine pubblico impedisce la trascrizione. Se vogliono annullare gli atti delle trascrizioni dei matrimoni contratti all’estero lo facciano. Io non ritiro la mia firma. Io non obbedisco”. Sulla stessa linea numerosi politici, da Matteo Orfini, che con un tweet aveva sollecitato Alfano a preoccuparsi di legalizzare i matrimoni gay in Italia, a Roberto Speranza, capogruppo pd alla Camera, che aveva parlato di violazione dei diritti delle persone. D’altra parte la responsabile del Dipartimento per il sociale e per la solidarietà di Forza Italia, Michela Vittoria Brambilla, aveva sottolineato come il governo non sia “in sintonia con il Parlamento e con il Paese: il divieto di trascrivere matrimoni tra coppie omosessuali celebrati all’estero, più che una circolare interpretativa, è un preciso segnale politico contro il riconoscimento delle unioni gay. Ma con i diritti fondamentali delle persone non si gioca. Forza Italia è pronta ad impegnarsi per colmare il vuoto normativo”.

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Published by
Laura De Rosa
Tags: Matrimonio