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Voto alle donne in Italia: 70 anni di storia

Oggi ricorre un anniversario molto importante e significativo per la democrazia italiana. Ben 70 anni fa e per la prima volta, le donne italiane votarono alle elezioni amministrative del 10 marzo 1946. Una data dimenticata da quasi tutti, ma fondamentale per il riconoscimento del diritto di voto alle donne. Un diritto sacrosanto che fu negato fino a quel periodo storico. Anche le proposte di legge avanzate da due grandi donne italiane come Anna Mozzoni e Maria Montessori vennero accantonate e snobbate dalla classe politica italiana.
In molti ricordano il 2 giugno 1946 come data storica per il suffragio femminile in Italia, quando si votò per scegliere tra monarchia e repubblica oltre ad eleggere l’Assemblea costituente. In realtà la prima occasione di voto per le donne furono le elezioni amministrative del 10 marzo 1946 quando l’elettorato attivo femminile rispose in massa, con un’affluenza che superò l’89%. Le donne andarono alle urne in 436 comuni. Vennero elette circa 2mila donne nei consigli comunali, la stragrande maggioranza nei partiti di sinistra.

Una partecipazione femminile al voto davvero straordinaria si registrò anche il 2 giugno del 1946 quando furono elette 21 donne all’Assemblea Costituente (su 226 candidate) pari al 3,7%: 9 della Democrazia cristiana, 9 del Partito comunista, 2 del Partito socialista e una dell’Uomo qualunque. Cinque deputate entrarono a far parte della “Commissione dei 75” incaricata dall’Assemblea per scrivere la legge più importante dello Stato italiano, vale a dire la Carta costituzionale: Maria Federici, Angela Gotelli, Tina Merlin, Teresa Noce e Nilde Iotti (prima donna poi a diventare presidente della Camera dei deputati dal 1979 al 1992 nonché prima donna nella storia d’Italia a ricoprire una delle cinque più alte cariche dello Stato).

Il 10 marzo 1946 è una data da celebrare e ricordare poiché ha radicalmente cambiato la storia dell’Italia.

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Domenico Giampetruzzi