Harvey Weinstein è colpevole di violenza sulle donne, e non lo dicono solo le attiviste del movimento #metoo. L’uomo più influente e potente di Hollywood è stato giudicato responsabile di violenza sessuale nei confronti di alcune sue collaboratrici. Ma è riuscito a farsi assolvere dalle imputazioni più gravi a suo carico, come quelle di aggressione sessuale predatoria, che lo avrebbero portato dritto all’ergastolo.
Nello specifico, dei capi d’imputazione nel processo di New York contro l’ex produttore cinematorafico la giuria ha riconosciuto Weinstein colpevole di due dei cinque presentati. Il produttore è stato dichiarato colpevole di ‘atto sessuale criminale di primo grado’ sull’assistente Miriam Haley, per un fatto risalente al 2006. E colpevole di ‘stupro di terzo grado’ dell’aspirante attrice Jessica Mann, per un episodio del 2013.
Rischia quindi dai 5 ai 25 anni di carcere per lo stupro commesso contro Haley, la più grave secondo la legge americana, e 4 anni di libertà vigilata per la violenza sessuale contro Jessica Mann. La sua difesa ha provato in tutti i modi a convincere la giuria che le donne erano consenzienti, che le violenze e i ricatti sessuali emersi fossero una semplice offerta di carriera, che le donne che lo accusano hanno goduto comunque di benefici e denaro. In sostanza ha sostenuto di essere stato usato.
L’ex leader della Miramax, in manette durante la sentenza, è stato condotto in carcere. Ma per sapere quanto tempo dovrà restarci bisogna però aspettare l’11 marzo. In più il magnate è imputato in un altro processo presso il tribunale di Los Angeles, con l’accusa di stupro e molestie sessuali.
Grazie alle donne coraggiose, siamo in debito con loro: “È un nuovo giorno per le coraggiose donne che hanno denunciato Weinstein. Abbiamo un debito di riconoscenza nei loro confronti”, ha dichiarato il procuratore di New York, Cyrus Vance, chiarendo di non essere completamente soddisfatto del verdetto. In molti pensano infatti che l’ex produttore meritava l’ergastolo. Contro Weinstein sono arrivate denunce da oltre novanta donne ma purtroppo molte vicende erano troppo datate per poter avviare un procedimento in tribunale.
Lo scandalo che ha travolto uno dei magnati del cinema americano è scoppiato nel 2017 grazie al movimento #MeToo. Decine di donne raccontarono di aver subito violenze, molestie e ricatti sessuali svelando una verità spesso taciuta o ipocritamente velata. Una verità che parla di abusi di genere sul posto di lavoro e di evidente disparità tra uomini e donne nell’esercizio del potere.
“Il verdetto della giuria in questo processo segna una nuova era per la giustizia”, ha sottolineato la presidente della Fondazione Time’s Up, “non solo per chi ha rotto il silenzio e per chi ha parlato a grande rischio personale, ma per tutti i sopravvissuti all’abuso e alla violenza sul lavoro”.
Il verdetto di colpevolezza di Weinstein è stato commentato sui social anche da Asia Argento, paladina del movimento #MeeToo. “Ho avuto paura della vendetta di Weinstein. Dopo 23 anni non vivrò più nel terrore” si legge sulle pagine de Il Fatto Quotidiano. “Mi sento vendicata nei confronti di tutti quegli uomini e pure quelle donne che in Italia mi hanno chiamato ‘prostituta’ solo per aver raccontato la verità su quanto mi era accaduto quando avevo appena 21 anni. Mi sento vendicata, non soltanto io ma tutte le donne che hanno lottato per la giustizia […]”.